Da un lato un ragazzo dolce, sensibile e molto determinato. Dall’altro, un artista potente, tecnico e molto raffinato. E’ il doppio profilo di Walter Orfei Nones Malachikhine che vien fuori dopo una lunga ed interessante chiacchierata. Membro della famiglia Orfei Nones, nipote della regina del circo Moira e di Walter Nones (si chiama proprio come il nonno), figlio di Lara e di Mikhail Malachikhine, il giovane verticalista, che ha compiuto 27 anni, si racconta in una intervista appena rientrato in Italia dopo la partecipazione ad un festival internazionale del circo.
Come è iniziato il tuo percorso artistico? Raccontaci qualcosa in più su di te…
“Ho iniziato da piccolo, già all’età di sei anni, con l’aiuto di mio padre che mi ha allenato in maniera regolare e graduale. Sono nato e cresciuto nel circo di mia nonna e mio nonno che è stato, ovviamente, la mia prima casa. Come ragazzo ho sempre avuto la passione per l’arte e la sua creatività, per gli animali e la botanica. Adesso mi sono appassionato di lingue e, in particolare, della lingua russa in quanto mi padre è nato e cresciuto in Russia. Sono empatico e credo molto nel rapporto di amicizia, quella sincera. A questo proposito, desidero ricordare il bel rapporto di amicizia con Bruno Togni, anche lui figlio d’arte. Siamo accumunati dalla stessa passione ed entrambi abbiamo la fortuna di poter contare sul sostegno di una famiglia straordinaria. Sono ostinato in tutto quello che faccio e cerco di fare al meglio tutto che ciò che mi viene proposto. Non per ultimo, l’aspetto spirituale riveste un posto importante nella mia vita”.
Sei cresciuto con accanto i nonni e la presenza costante dei tuoi genitori…
“Sì, i nonni sono stati per me come dei ‘secondi genitori’. Li ho ammirati e amati allo stesso modo in cui amo mia madre e mio padre. La nonna era amorevole. Mi era molto vicina in tutto ciò che facevo quotidianamente. Nonna Moira era brillante in pista, molto espansiva e sempre accanto al suo pubblico. Nonno Walter lo ricordo pronto ad insegnarmi ogni giorno qualcosa di nuovo. Lui ci teneva tanto a fare proseguire la tradizione circense della nostra famiglia e tutti noi lo stiamo facendo con tanto amore e passione. Il nonno aveva una grande forza di volontà e era sempre vicino a chi lavorava nel suo circo.
I miei genitori sono degli autentici punti di riferimento e dei modelli di vita grazie alle loro virtù e insegnamenti. Di mamma Lara apprezzo la stessa forza di volontà che aveva il nonno. E’ una donna forte e determinata. Come artista sempre precisa, fiera, dall’alto profilo e capace in ogni cosa le venisse insegnata.
Mio padre Mikhail, invece, non è cresciuto nel circo ma ha sempre avuto questa passione tanto da trasformarla in una professione. Ha avuto una formazione eterogenea in ogni lavoro svolto sia dentro che fuori la pista. Anche il suo carattere è deciso e forte, come quello di madre, ed è sempre pronto a spronare me ed i miei fratelli e ad insegnarci qualcosa di nuovo. Come i miei nonni, anche i miei genitori sono stati sempre umili e con un profondo rispetto delle persone. Quindi, i destini di mio madre e mio padre si sono incrociati nel circo, come se fosse sempre stato scritto”.
Sei un ragazzo che crede molto nei valori etici e nella famiglia, è corretto?
“Confermo che sono molto legato alla famiglia. Credo molto nei rapporti con i miei parenti e ripongo fiducia negli altri perché credo in una società sana e dai giusti principi, una società in cui tutti possano vivere bene e nel rispetto delle persone”.
Ma accanto alle figure dei nonni e dei genitori ce ne sono delle altre che ti stanno accompagnando in questo percorso di vita…
“Certamente. Si chiamano Moira Jr. e Alexander, i miei fratelli, a cui sono molto legato così come loro a me. Il nostro rapporto è ‘colorato’. Mi piace definirlo così, perché, sebbene abbiamo tutti e tre le nostre differenti personalità, le stesse sono legate da un unico filo che è quello dei valori della nostra famiglia: educazione, formazione, rispetto e amore. Possono esserci anche momenti di disaccordo come è normale che possa accadere in una famiglia ma abbiamo tanti punti in comune e ci aiutiamo sempre l’un l’altro”.
Come descriveresti la tua esibizione?
“Da dodici anni presento un numero di verticalismo su colonna. E’ un numero di resistenza e posizione. Faticoso ma molto apprezzato dal pubblico. Svolgo degli esercizi difficili e che richiedono concentrazione ed equilibrio. Si lavora con braccia e mani e si deve mantenere una buona linea e restare in equilibrio. I requisiti fondamentali sono flessibilità, tecnica e forza”.
Come ti definiresti con un aggettivo?
“Ne vorrei dire due: perfezionista e autocritico, come spesso accade per noi artisti”.
Cosa ti piace del tuo carattere? Cosa miglioreresti?
“Determinato ma sempre pronto a mettermi in discussione. Ho paura di deludere le persone che mi sono accanto e quindi il mio impegno è massimo. Migliorerei il temperamento nei momenti in cui lo stress è piuttosto alto”.
Lavorando con assiduità sei riuscito a raggiungere un alto livello tecnico…
“Per svolgere bene questa disciplina è importante tenere in grande considerazione la forma fisica e un regolare allenamento nelle varie posizioni base e coinvolte nell’esibizione. E’ anche importante un periodo di riposo alternato, anche di un giorno, e tenere il giusto ritmo degli allenamenti perché ti permette di ricordare la tecnica ed i movimenti del corpo. Sono sicuramente molto soddisfatto del livello tecnico raggiunto”.
Hai lavorato nelle ultime stagioni in più circhi. Come hai vissuto queste esperienze?
“Lavorare in più circhi italiani mi ha dato la possibilità di crescere e mantenere vivo il contatto con il pubblico ma le esperienze all’estero sono quelle che portano a maturare più velocemente”.
Infatti, da qualche tempo, grazie alla tua ottima preparazione, sei stato scelto per partecipare a dei tour lontano dall’Italia. Ci ricordi le tappe più significative di questo percorso artistico?
“Dopo la partecipazione nel 2009 al Festival di Latina ho vinto a Sochi, in Russia, il Premio ‘Walter Zapashni’. Nel 2013 mi sono trasferito in Canada e poi nel 2016 ho partecipato al Festival di Mosca ‘Nikulin’. Tornato in Italia, nel 2019, sempre a Latina ho ottenuto quattro prestigiosi riconoscimenti: Premio Istvan Kristof, Premio I Marcantoni, Premio Ente nazionale Circo e Premio American Circus. Nel 2023 ho lavorato prima nel circo stabile di Minsk, la capitale della Bielorussia, per poi trasferirmi più lontano, in Azerbaigian. Dopo una breve pausa, mi sono ritrovato in Russia, al circo stabile di Kazan. Ho lavorato anche in un circo a Sochi, all’interno di un parco divertimenti. Infine, ho partecipato al terzo festival internazionale di Minsk in cui si esibivano artisti di varie nazionalità e sono approdato in finale. Questa la mia attività sino allo scorso settembre. Sono stati per me come degli esami, dei test importanti, che mi hanno portato a dare il massimo per ben figurare. Esperienze fantastiche, spesso molto lontane dalla mia terra ma che mi hanno fatto crescere da un punto di vista tecnico e umano”.
Sino ad oggi qual è stata la soddisfazione più grande?
“Poter lavorare in Russia, nel paese di mio padre, perché lo desideravo da tanto tempo”.
Da componente della famiglia Orfei Nones, che ha alle spalle, come sappiamo, una lunga tradizione, ci descrivi come vedi oggi il mondo del circo?
“E’ riuscito a mantenere parte della sua magia, di quella atmosfera che lo ha sempre caratterizzato come negli anni in cui lavoravano i miei nonni. Oggi, il circo deve fare i conti con quella che è la società attuale, influenzata dai social, dalla televisione e da opinioni controverse”.
Quali sono gli obiettivi per il futuro?
“Continuare a mantenere un buon livello tecnico e migliorare nel numero del verticalismo, rielaborandolo magari. Poi, mi piacerebbe avviare un’altra attività, però all’estero, che possa fare riferimento al mondo degli animali”.
Infine, a chi vorresti mandare un messaggio?
“Ai miei genitori. A loro vorrei dire: ‘Grazie di essermi sempre accanto e di pensare al mio bene’. Il mio pensiero va a loro per tutto quello che hanno fatto per me sino ad oggi”.
Daniele G. Masciullo